sabato 25 novembre 2017

Matteo Passante e la Malorchestra - IL GRANDE STUPORE




Amore al primo ascolto.
IL GRANDE STUPORE, terzo album del cantautore pugliese Matteo Passante, è stato come  il classico fulmine a ciel sereno. 
Non avevo avuto occasione di incrociare prima la sua strada ma, ora che è accaduto, devo ammettere che mi stavo perdendo qualcosa di veramente importante.
Matteo Passante, come detto, è di origini pugliesi ma è da tempo di stanza in quel di Milano. Ed è proprio qui, all'ombra della Madonnina, che ha stretto un forte sodalizio con i suoi compagni di viaggio de "La Malorchestra", ossia Diego Scilla alle tastiere, Marco Vismara alle chitarre e arrangiamenti, Luca Moroni al basso e contrabbasso, Raffaele Pellino alla batteria.
E' in questo contesto che nasce questo IL GRANDE STUPORE. 
Disco di straordinario valore artistico. Testi illuminati,  venati dell'agro-dolce sapore della vita, ed un tappeto sonoro che, come un camaleonte, muta il proprio sapore e colore vestendo ad arte le le vicende narrate da Marco.
Il cantautore, nel comunicato stampa che ha accompagnato l'uscita di questo disco, così racconta la genesi di questo progetto:
«Il grande stupore è “l’album dell’immaturità”. L’ho definito così perché mi sembra che io stia facendo un percorso inverso, abbandonando la terra ferma dei cliché e delle canzoni “immediate”, quelle che ascolti e canticchi un attimo dopo. Credo che nell’immaturità si abbia invece il coraggio di osare, rischiare. Se è vero che ha volato solo chi ha osato farlo, allora io sono fiducioso perché con questo album ho osato quello che a vent’anni mai. Ho tirato fuori tutto. Ne sono uscite cose coraggiose e interessanti, piccole sfide, nuove sonorità, cose che faranno storcere qualche naso, ma di certo è venuto fuori quello che c’era nel fondo del mio stomaco».
Nascono così le undici stupende canzoni che compongono IL GRANDE STUPORE.
Storie davvero straordinarie come quella dell'iniziale IL MUSEO DEI DISAMORI  nella quale Marco Passante racconta la storia del "Museo degli amori finiti" di Zagabria, o quella del bambino congolese che arriva in Italia in giacca e papillon perchè la mamma gli aveva raccontato che sarebbe stato accolto con una grande festa narrata nel brano 1958.
Queste di Matteo sono canzoni che hanno una forza straordinaria nei testi (sempre agro-dolci) molto aderenti alle cose della vita e nella musica che la Malorchestra macina con la sapieza e la capacità propria dei più navigati musicanti.
Valzer di affascinante effetto è MILANO E NUVOLE, canzone che determina con esatta precisione la debordante perizia artistica di questi ragazzi.
C'è spazio per un sentito omaggio ad un Gigante della Musica D'Autore dell'Italico Stivale come Sergio Endrigo:  ENDRIGO E LE BOLLE A MANO è uno straordinario viaggio in un mondo fantastico dove gli aerei si fanno con la carta dei giornali e dove le bombe a mano sono fatte di riso siciliano. Una visione poetica che diventa una splendida epopea in musica.
Stupenda la ballata  ERI LA LUSINGA  che raccoglie a piene mani la bellezza di un passato scappato via di mano. Il refrain  "eri bellissima ... di un modo strano" in quel tappeto sonoro disegnato dalla Malorchestra è di una bellezza disarmante.
DICHIARERO' PER SEMPRE è una presa d'atto degli intenti che han si qui mosso le vicende  dell'artista  mentre in L'AMORE E' DEI MIOPI  il cantautore pugliese ci offre una prospettiva "visiva" dell'amore.
Canzoni splendide  sono anche  PARLARSI ADDOSSO, NOI UOMINI che tratta di un tema di triste attualità qual'è il tema della violenza sulle donne e la successiva  CREPE che è un viaggio tra i vicoli della memoria, tra cicatrici, ricordi e storie di vita ordinaria.
PIRATI STANCHI è la canzone che chiude il disco. E lo chiude in maniera sontuosa. Una ballata visionaria e amara che, tra auto che sono scialuppe e il marciapiede che è un mare, racconta la vita e il destino, la perdita e la scelta di perdersi in questo mare ...  posto di Pirati Stanchi. Splendida.
Ogni volta che una buona canzone mi racconta storie nuove, che non conoscevo,  e mi lascia dentro qualcosa che prima non c'era ... ebbene ... lì  io trovo il senso del fine lavoro del cantautore.
Comunicare e lasciare traccia del passaggio.
E così IL GRANDE STUPORE di Matteo Passante e della sua Malorchestra lo posso dichiarare un disco "prezioso" proprio perchè, ascolto dopo  ascolto, regala emozioni e spunti geniali  e lascia dietro di sè chiaro-chiaro tutto il suo valore poetico e musicale.
Capolavoro.


P.s.  Stupenda anche la copertina del disco.









sabato 18 novembre 2017

Paolo Tocco - HO BISOGNO DI ARIA




A distanza di due anni  dal suo  precedente (ottimo) disco ecco che il cantautore abruzzese  Paolo Tocco ritorna in questo novembre 2017 a regalarci splendenti emozioni con undici nuove canzoni.
Così a far compagnia a ANIME SOTTO IL CAPPELLO (2008) e IL MIO MODO DI BALLARE (2015) ecco il nuovo lavoro HO BISOGNO DI ARIA.
Queste undici nuove canzoni nascono da una esigenza ben precisa che, lo stesso artista, sintetizza in queste parole: "sono canzoni di rivalsa, di rabbia,  canzoni che hanno l'urgenza di liberarsi da tantissima ipocrisia e finzione che oggi impera nella vita quotidiana."
Così, contro le finzioni e le apparenze, contro la superficialità che inonda il vissuto quotidiano di questa nostra epoca, le canzoni del nuovo disco di Paolo Tocco accompagnano l'ascoltatore a precise e profonde riflessioni.
Il poliedrico artista abruzzese ha dato alle stampe con il medesimo titolo anche un libro che sarà edito da Lupi Editore  confermandosi così oltre che validissimo cantautore anche "scrittore" a tutto tondo.
Registrato in gran parte dal vivo, in presa diretta, con poco lavoro di studio a limarne dettagli "poco precisi" HO BISOGNO DI ARIA ha, nell''immediatezza del suono e nell'urgenza di comunicare un messaggio chiaro e preciso,  la sua straordinaria forza e bellezza.
Tutte le musiche ed i testi sono opera di Tocco che ha prodotto il disco insieme con Amedeo Micantoni che nell'album appare anche in veste di esecutore, suonando anche la chitarra.
Apre il disco proprio HO BISOGNO DI ARIA che è un po' il "testo programmatico" dell'intero album. Il bisogno di una rivalsa personale è il leit motiv che impregna le liriche di questa splendida ballata.
BELLA ITALIA è una ballata commovente. Partendo dalle macerie e dalle tragedie dell'Abruzzo e dalla prospettiva di chi  sotto quelle macerie ci finisce, e arrivando a quei versi "sotto le macerie ci stanno solo i Santi" ripetuti più volte Paolo Tocco racconta la triste realtà del "popolo" spesso abbandonato con  promesse rimaste tali. Canzone di notevole spessore ed è anche la prima che Tocco compone al pianoforte.
Nella successiva PIZZBURG Paolo Tocco tratteggia in punta di penna l'esistenza quotidiana di un senzatetto che gira per la città con quel "buio nelle vene, case di cartone, e Angeli di Dio". Il titolo è una storpiatura in sintassi ispirato al disco "Pittsburgh" del cantautore americano Fitzsimmons e la canzone è coinvolgente avvolta da un tappeto sonoro splendido con la cantautrice Patrizia Cirulli al controcanto.
ARRIVANDO ALLA RIVA è stato il primo estratto di questo nuovo lavoro del cantautore abruzzese. Nel testo, molto aderente alla realtà delle cose, tutto il dramma del fenomeno che sta sconvolgendo questo secolo: gli sbarchi dei disperati che, citando il Grande Gianmaria Testa, ci rendono chiaro perchè possiamo considerarci dei privilegiati ad essere nati "Da questa parte del mare".
In TRADITIONAL LOVE SONG si canta dell'amore, quello idealizzato, inseguito e, a tratti appena sfiorato.
Segue, quindi, una love song- vol. 2 che continua idealmente il percorso della precedente canzone e che Paolo Tocco titola, come un omaggio al Grande  ispisratore Tom Waits, TOM WAITZ anche qui andando ad italianizzare il nome del Sommo Americano. Ottimo il lavoro al sax di Piero Delle Monache.
LA CITTA' DELLA CAMOMILLA  è un'ironica ballata che ci porta a conoscere personaggi che, mascherati ognuno a suo modo, recitano un ruolo di primo piano nelle decisioni. Una forte invettiva contro il sistema che regge i governi delle piccole città così come quello centrale che regge le sorti dell'intero sistema della "Bella Italia". Stupenda la tromba di Enzo Di Michele.
MARY è  un po' la "Bocca di Rosa" di questa raccolta di canzoni in cerca d'aria. La storia della prostituta che "non rideva mai ... e quasi aveva paura di qualcuno" è un'altra storia di vite al limite che scorrono parallele e nascoste dai lustrini della nostra quotidianità.
NON VI RICONOSCO parte dall'incipt di una vecchia canzone di Dalla &  De Gregori: "Ma come fanno i marinai ?". Solo che i Marinai a cui fa riferimento il cantautore abruzzese non sono i "marinai classici" che solcano i mari, bensì quelli che solcano questa nostra era del mare digitale. La ricerca di un'identità che è andata persa è alla base della triste considerazione che molti di noi, che sono cresciuti in un'altra epoca,  non riconoscono i personaggi principali di questa nostra nuova era digitale. Personaggi poco virtuosi e molto virtuali. Splendida analisi.
BOLLE DI SAPONE "Sono mie leggende le bolle di sapone" canta Paolo Tocco in questo brano che parte dal concetto di "Cecità" proprio dello splendido portoghese Josè Saramago  ed arriva fino a toccare nel profondo del cuore un rapporto nel quale amarsi significa prima di tutto "esserci" e non "pretendersi". Splendide Immagini di Grande Poesia.
Chiude il disco MADRE TERRA che riporta al brano BELLA ITALIA laddove la prospettiva delle cose viene filtrata così come vista proprio da lei, la Terra, il nostro pianeta. E così le macerie dell'Abruzzo sono ancora ciò che impedisce alla Terra di vedere la luna. E così ancora le promesse inevase sono il cruccio di questa nostra Madre Terra. Al coro finale  Tocco raduna alcuni amici cantautori Francesco Costantini, Ovelio Di Gregorio, Adriano Tarullo, la cantante Giada Scioli e il producer Giacomo Pasquali aggiungendo l'auspicio, un giorno, di poter aggiungere al canto di questa Preghiera Laica tutti, ma proprio tutti, gli artisti dell'Abruzzo.
Giunti al momento di tirare la somma finale delle emozioni raccolte nei solchi di queste undici canzoni posso affermare che, per l'ennesima volta, l'amico Paolo Tocco ha colto nel segno: HO BISOGNO DI ARIA  è da intendersi come una sorta di concept album della rivalsa ma anche come  una sorta di "bignami"  che getta uno sguardo sul nostro futuro.
Il bambino ritratto sulla copertina del disco e  che da una fessura guarda verso il mondo (splendida foto di Stefano Rossoni) rappresenta la nostra speranza di poter ritrovare, in un futuro non molto lontano, quei valori che oggigiorno sono andati perduti.
Un Disco di forte impegno sociale e di forte impatto emotivo.
Un Grande Disco.















mercoledì 1 novembre 2017

Silvia Conti: " A PIEDI NUDI (PSICHEDELICHE IPNOTICHE NUDITA')"



Il cammino  " a piedi nudi"  di  Silvia Conti (vero nome Silvia Tognelli)  è stato lungo.
Partito da Firenze nel dicembre del 1962 il percorso della ragazza toscana  si incrocia subito con quello della Musica D'Autore.  
Nel 1983 vince il Festival di Castrocaro con il brano "Hey Ragazzo" e nel 1985 si presenta al Festival di Sanremo con la canzone "Luna nuova"  scritta da Aldo Tagliapietra storico membro de Le Orme. Nel corso degli anni novanta avvia numerose collaborazioni con gruppi storici come Le Orme, Bandabardò, Whisky Trail, e artisti talentuosi come Tiziano Mazzoni.
Lungo la via della vita i suoi piedi inziano a calcare, con successo, anche le vie  delle rappresentazioni teatrali.
Giunti nell'anno di grazia 2017  tutto il percorso fatto in questi primi 55 anni di vita ed esperienza prende la forma di undici splendide canzoni e di un disco che, a ragione, Silvia Conti titola  "A PIEDI NUDI".
Con la produzione artistica di Gianfilippo Boni e del musicista Roberto Mangione e grazie alle edizioni musicali RadiciMusic Records di Aldo Coppola  A PIEDI NUDI  si rivela già ai primi ascolti un disco "denso" di contenuti.
Apre il disco il brano MI MINORE DALLA LETI che, con lieve sottofondo musicale a cura di Roberto Mangione alla chitarra,  è una talking-song nella quale prendono forma le coordinate musicali e di vita della cantautrice toscana.
MATTINA è proprio l'alba di un nuovo giorno: quello di questo importante progetto che mette ordine dopo il lungo cammino. Ottimo il tappeto musicale con Fabrizio Morganti alla batteria, Lorenzo Forti al basso,  Roberto Mangione alla chitarra acustica, Lele Fontana all'organo hammond che crea grande atmosfera.
VISIONI è uno  splendido brano ipnotico e il narrato in lingua persiana a cura di Mani Naimi ci porta in un'altra dimensione in tempi che si perdono alla luce della memoria cullati dai suoni dell'etnico kora ben suonato da Dario Castiello.
IL CANTO DELLA SCIMMIA tratteggia, senza grande ottimismo,  l'andamento e l'evoluzione  della civiltà occidentale.
OPUS SUFFERTA è una splendida ballata, tra le cose migliori del disco,  nella quale Silvia Conti immagina il dialogo muto tra due amanti: uno suona e l'altra scrive. Splendido il tappeto sonoro arricchito dalla chitarra elettrica di Tiziano Mazzoni, dal flauto traverso di Claudio Giovagnoli, e dal pandeiro di Giovanni Vaccari. 
BALLANDO A PIEDI NUDI (DANCING BAREFOOT) è una cover. E' la traduzione "analogica" del celebre brano DANCING BAREFOOT della Sacerdotessa del Rock: Patti Smith e, nella versione della Conti, questo sano rosck splende di luce propria.
VAI è una canzone dall'anima blues che, in senso ironico,  indaga sulla fine di una amicizia e di una convivenza. Lavoro ottimo quello di Claudio Giovagnoli al sax contralto e tenore mentre i ragazzi della sessione ritmica Morganti e Forti si trovano a loro agio su qualsiasi tappeto musicale e le chitarre di Tiziano Mazzoni e Roberto Mangione sono sempre sugli scudi.
TOM TOM prende spunto dalla necessità, ad un certo punto, di cambiare strada, cambiare nomi e  cambiare vita. E allora come non affidarsi a chi la strada la conosce bene  (non già per esperienza diretta ma per somma capacità di vedere il percorso) ?  Alla voce oltre a Silvia ci sono Cristina Banchi e Hugolini che suona anche chucciai e ukulele, al guiro Letizia Papi, al calebasse Dario Castiello, alla chitarra acustica Francesco Cusumano mentre la voce del navigatore è quella di   Cristiana Ionda.
BORGOGNISSANTI è una canzone che celebra il ricordo di una amicizia di antica data circoscrivendone,  con esattezza, il luogo nel borgo di Firenze dove i piedi calpestarono il suolo che ora è ricordo di passi lontani.
NON DIMENTICAR LE MIE PAROLE è una canzone che incrocia la sua storia (d'amore) con un recente pezzo di Bob Dylan (Duquesne Whistle). Ottimo Lele Fontana al pianoforte.
MI DORMI è una riflessione sul sonno, sui sogni e sul meccanismo che ne determina lo svolgimento. Canzone ipnotica impreziosita  dal flauto di Giovanni Vaccari.
A chiudere il disco vi è una ghost track registrata in presa diretta al termine di un pranzo conviviale. Si registra così una versione (molto) alternativa di ALL TOGHETER NOW dei Beatles con in chiusura il "saluto" del cane Salvo.
In alcune delle canzoni del disco, a dar manforte ai cori,  vi è fra gli altri anche il cantautore Marco Cantini.
Concludendo possiamo parlare di questo A PIEDI NUDI come di un disco  splendente e ben riuscito, di colore "variopinto",   e che, senza mezzi termini,  mostra a Silvia Conti  il resoconto di una vita passata in cammino raccontata partendo dai piedi sì, ma che  arriva subito dritta al cuore.






(SILVIA CONTI -  TOM TOM)














sabato 20 maggio 2017

La nostra passione per PIPPO POLLINA: da Seregno 2003 a Seregno 2017 ... via per gli anni.



Credo fermamente che la vita descriva traiettorie  poetiche che prendono il loro spazio nel tempo e che, prima o poi, ritornano indietro al tempo stesso che le ha generate.
Era venerdì 18 aprile 2003 quando, per la prima volta, entrai in contatto con la musicalità e la poesia del siciliano Pippo Pollina. Me lo ricordo in maniera chiara. Netta.
Mi ricordo la data,  giacchè era il venerdì Santo che precedeva la Pasqua di quell'anno di Grazia 2003, e il  luogo: l'edicola di Santa Valeria a Seregno dove, esposto in bella evidenza, allegato alla rivista Indipendent Music  vi era questo cd dal titolo CAMMINANDO. 
Mi era nuovo il nome di Pollina, e mi era nuova la sua Musica.
Ma bastarono poche note di quello splendido disco per farmi entrare nel cuore la sua Anima Artistica e la sua Poesia. Quel ragazzo siciliano di nascita ma svizzero di adozione che con la chitarra in spalla faceva bella mostra di sè sulla copertina di quel disco proponeva canzoni ricche di "buona Poesia". Una visione delle cose della vita così aderente a quella che vedevo io, con i miei occhi, che in pochi giorni mi entrò nell'anima passando dalla porta principale.
E così abbiamo cercato di trasmettere la nostra passione per Pippo anche ai nostri amici attraverso le pagine della nostra "fanzine"  IL TONNUTO.  Pollina è diventato "uno dei Nostri" da quel giorno lì del  2003. Recuperammo (presso la benemerita etichetta Storie di Note)  gran parte della discografia di Pippo scoprendo così  dischi di una bellezza adamantina e ricchi di messaggi, poesia, Musica d'Autore che mischiava ai ricordi della natia Sicilia stati d'animo della nuova vita in Svizzera a contatto con un'altra realtà.
Lungo il percorso del tempo, e con lo scorrere negli anni, abbiamo condiviso la nostra passione con altri amici e abbiamo potuto ospitare sulla nostra fanzine  l'artista siciliano e i suoi dischi  anche grazie all'aiuto e al contributo di altri appassionati come il nostro grande e storico collaboratore "tonnuto" Fabio Antonelli.
L'unico cruccio che avevo personalmente maturato nel tempo era quello di non essere ancora mai riuscito a vedere l'artista siciliano "live in concert" ... dal vivo.
Ma questo è un problema legato alla notoria sedentarietà che mi accompagna dal primo respiro.
E qui vi è la "Giustezza Poetica" della Vita che ha fatto sì che in un giorno del mese di maggio di questo 2017 potessi finalmente stringere di persona la mano a questo Grande Maestro Siciliano.
Lo scorso 18 maggio (proprio il giorno del 54° compleanno di Pollina)  Pollina è approdato in quel di Seregno, ribadendo che il tempo nel volgere delle sue traiettorie si preoccupa, ogni tanto,  di rimettere le cose al loro posto ... riportando tutto a casa.
E così in una serata splendida nel nuovo Auditorium del Comune di Seregno abbiamo ammirato il Cantautore Siciliano e ne abbiamo ascoltato attentamente le umane riflessioni che ancora una volta hanno ribadito che l'Uomo è uno di quelli con la U maiuscola. Un'Artista che con le sue canzoni induce a momenti di profonda  riflessione. 
La giornata di Pippo in quel di Seregno è iniziata con l'incontro sulla legalità con i ragazzi delle classi seconda e terza media dell'Istituto Don Milani. Ed è stato un gran successo, a quanto mi è stato riferito, con Pollina che ha conquistato i ragazzi con la sua straordinaria abilità di comunicazione.
E gli stessi ragazzi della Don Milani la sera, prima del concerto dell'artista siciliano, hanno eseguito in maniera splendida alcuni brani musicali riscuotendo un grande successo con applausi scroscianti dei presenti.
Così, da Seregno 2003 a Seregno 2017,  dopo 14 anni e passando per le pagine del nostro Tonnuto  ho potuto conoscere di persona Pippo trovando esattamente l'Uomo ela sua coerenza che avevo descritto in più pagine .. 
Grande Pippo. Maestro Siciliano.





 



















sabato 8 aprile 2017

Francesco Garito - L'ATTESA



Quando, nel marzo del 2011 (TONNUTO N. 115), chiudevo la recensione del primo disco del cantautore calabrese (ma toscano d'adozione)  Francesco Garito scrivevo: "FOTOGRAFIE è il disco di una grande promessa che la prima scommessa  della sua carriera l'ha già vinta. Attendiamo conferme." non mi immaginavo certo che, queste conferme, avrebbero dovuto rimanere a distillare per ben sei (lunghi) anni.
E così ecco arrivare la seconda opera di Garito che, non è un caso, è intitolata  L'ATTESA.
Fondamentale, per la "costruzione" de L'ATTESA, è stato l'incontro di Garito con Stefano "Stiv" Cantarelli in quale, oltre a co-produrre il disco con l'artista calabro-toscano, presta allo stesso la sua voce ai cori e le sue chitarre.  
Questa collaborazione artistica che si è sviluppata negli studi de "L'Amor Mio Non Muore" di Forlì è tutta lì nelle otto canzoni che compongono il secondo disco di Garito.
La vena delle canzoni è quella che già aveva accompagnato l'ascoltatore in FOTOGRAFIE: la penna di Garito si intinge di intime riflessioni e la visione d'insieme delle cose della vita che viene fuori da L'ATTESA è un intimo messaggio che invita a cogliere l'attimo, l'istante, anche se, per tale esercizio di stile, è necessario passare attraverso il momento, appunto, della sosta, della riflessione.
Oltre al già citato "Stiv" Cantarelli suonano nel disco Maurizio Bartoli al pianoforte e tastiere, Antonio Perugini alla batteria, mentre un altro Grande Toscano, il "nostro" Massimiliano Max Larocca presta la sua voce nel pezzo I GIORNI DELL'ABBANDONO.
Il disco si apre con lo splendido pianoforte di Bartoli che ci accompagna nel breve viaggio ad  ARCADIA luogo ove l'ideale di convivenza tra uomo e natura è di casa.
L'ATTESA  riparte proprio dalla terra di Arcadia per rivendicare la bellezza della natura che circonda l'esistenza umana. Profonda riflessione sul destino del tempo "speso" dall'uomo sulla terra e non "per" la terra.
La seguente FAHRENHEIT 451  è ispirata all'omonimo libro scritto dall'americano Ray Bradbury nel 1953 (e quindi dalle immagini del film che ne trasse il francese Truffaut nel 1966). Visioni di un mondo proiettato senza soluzioni di sorta verso un individualismo sempre più imperante e una perdita del senso reale  delle cose: versi di grande "presa" come "Chi ci aiuterà a sostenere questo canto ? / Chi si fermerà ad ascoltare ancora il vento ? / Allora dimmi! Dove si va ? / Verso che storia, che identità ? Allora dimmi ! Come ti va? Che latitudine ha la verità ?" ci raccontano di un cantautore, Francesco Garito, che sa cogliere il senso "vero" delle cose e lo sa esprimere con il giusto sentimento.
Nel brano I GIORNI DELL'ABBANDONO Garito si avvale dell'aiuto di Max Larocca il quale presta la sua inconfondibile voce a questa canzone che trae ispirazione dall'omonimo romanzo della scrittrice Elena Ferrante. Una canzone che invita a raccogliere le lacrime di un dolore per trasformarle  in una occasione per ripartire cercando il proprio "posto" nel Mondo.
EVISIONI, il cui testo è una poesia scritta da Paolo Dattola,  è un brano decisamente più rock rispetto ai  precedenti. Invettiva contro il materialismo e la scarsa spiritualità del nostro tempo ha nel suono distorto delle chitarre elettriche un monito bello e chiaro
Il brano A' NACA è una ninna nanna cantata da Francesco Garito in dialetto calabrese nella quale si chiede alla luna e all'acqua dei fiumi di essere benevoli così che il bambino, nella culla, possa ridere della confusione che regna nel mondo addormentandosi, beato, vegliato dalla natura e sognando un mondo migliore.
IL PANORAMA DI BETLEMME è una canzone di Francesco De Gregori (contenuta nell'album PEZZI del 2005) che  Garito rivisita a modo suo. La vena minimalista che Garito sceglie per  "vestire"  a suo modo il brano si rivela una scelta perfetta e la canzone si integra alla perfezione con gli altri brani de L'ATTESA. L'attesa della Morte per l'uomo ferito è la quintessenza stessa dell'ultima attesa che, prima o poi, tocca a tutti.
A chiudere L'ATTESA vi è una ballata splendida: GIORNO D'AUTUNNO. Il testo è tratto da una poesia del poeta e scrittore austriaco Rainer Maria Rilke. La musica che Garito cuce intorno al brano è stupenda, coinvolgente. Una preghiera per la fine dell'estate e l'arrivo dell'autunno con il suo carico di fresco e la maturazione del vino... in attesa di una nuova primavera.
Il giudizio su questo secondo album di Francesco Garito è ampiamente positivo. L'album è molto ricco di spunti e contenuti. E' chiaramente il risultato di una "maturazione" artistica ormai completa.
Abbiamo dovuto attendere sei anni ma  L'ATTESA non è stata vana: in un mondo che tende a consumare tutto, subito, in fretta versi "liberi" come  "Quel che conta non è poi invisibile, ma risiede nelle nostre lacrime. E' difficile cogliere le immagini, se non si è preparati ai miracoli."  sono da appuntare nel taccuino degli aforismi celebri. Versi del  Cantautore Calabro-Toscano Francesco Garito un Uomo capace di generare Grandi Sentimenti in chi è disposto ad ascoltarne i versi.
Rarità da tenere stretta tra le mani.




(FRANCESCO GARITO - GIORNO D'AUTUNNO)



(FRANCESCO GARITO - L'ATTESA)















martedì 31 gennaio 2017

Il Tusco - IL TUSCO FEAT. LUKE SMITH


"IL TUSCO  FEAT. LUKE SMITH" è il titolo dell'album che segna il ritorno del nostro fratello musicale Diego Tuscano.
Attivo da parecchi  anni il Tusco, con la sua "musica a pressione",  è un'autentica Leggenda tra Piemonte e Valle d'Aosta. 
E' uno di quegli artisti che, instancabilmente,  continua ad "agitare" musicalmente l'ambiente che lo circonda. 
Prima con gli Autodistruzione Blues poi con i SanniDei e quindi  con gli Elettrocirco ha portato in giro per l'Italia e l'Europa il suo credo musicale: un mix di hard -rock- blues d'altri tempi.
E' da anni un fratello del Tonnuto. 
E' nato nel mio stesso anno, il 1971,  e nello stesso mese, maggio, sono solo più vecchio io  di otto giorni. Ma quello lì è un dettaglio.
Un uomo, Diego Tuscano, che incarna perfettamente il mio ideale di artista: per la passione che lo muove, per il Grande Cuore che mette in ogni singola canzone che scrive e canta.
Per questo suo secondo album da solista  (il primo ha inaugurato questo blog nel marzo del 2015 consultabile a questo link http://confessochehoascoltato.blogspot.it/2015/03/il-tusco-canta-e-mao-gliele-suona.html) Diego ha preparato le valigie ed è partito per l'Inghilterra.
Con la collaborazione di Luke Smith, voce e chitarra degli inglesi ULYSSES, ha registrato presso i Black Glove Studios questo suo  nuovo disco.
Trentatrè minuti di pura esplosione artistica che ha in seno tutto il credo musicale del Tusco: rock blues "a pressione"  condito in salsa psicadelica con una buona dose di salsa ipnotica e la vena del progressive sempre aperta. L'album, distribuito dall'Andromeda Relix è inserito "under file" Hard Rock in italiano: ma la definizione pone limiti e confini che non ci stanno ... 
Con l'esperienza di Luke Smith alle chitarre, tastiere e sintetizzatori, con  Todaro alle batterie, con la poco consueta formazione di una doppia batteria di basso a cura di  di Stefano Trieste e AleAlle e con la partecipazione di Julyan Weels Cathedral e Shane Maxymus alle percussioni, Snooky Chivers all'organo hammond IL TUSCO FEAT. LUKE SMITH propone otto brani originali composti e cantati in italiano da Diego. 
Canzoni che hanno dentro rabbia e che riflettono i colori a tinte scure dei  nostri tempi. Tra le canzoni che più mi hanno colpito  segnalo OSSESSIONE, PULSAZIONI, DANZATORI NEL LURIDO BANCO DEI PEGNI.
La voce del "mio" Tusco migliora  album dopo album. E' uno Strumento di rara potenza ed ha un timbro che, definisco "Master Vintage", laddove intendo dire con ciò che ha dentro  qualcosa di ancora "Puro e Originale".
Grande Tusco. 
Un Grande Abbraccio Fratello.












lunedì 30 gennaio 2017

John Strada - MONGREL


MONGREL è il titolo del nuovo lavoro di John Strada.
Il Rocker di XII Morelli in quel di Cento manda alle stampe un disco di splendida fattura.
Non si tratta di un disco nuovo vero e proprio.
MONGREL è infatti la traslitterazione in lingua inglese del suo lavoro precedente METICCIO.
Il risultato di questa trasposizione è a dir poco spettacolare.
Un po' perche, in vero, John Strada a sentirlo cantare queste canzoni in un perfetto idioma inglese pare più un madrelingua che non un indigeno e anche un po' perchè quando uno ha nelle sue vene il DNA dello storyteller ha le carte in regola per colpire al cuore gli amanti della buona musica.
Sono ballate belle e dense di storie vissute quelle narrate da John in questo Mongrel.
In compagnia dei fidati THE WILD INNOCENTS Strada ripropone le dodici tracce di METICCIO arricchendole con 3 nuovi pezzi preparati per l'occasione.
Ad arricchire il già ricco buffet musicale di MONGREL John Strada chiama a dargli manforte diversi amici e compagni di ventura incontrati tra un palco e l'altro della sua lunga carriera.
Così troviamo a duettare con lui  il cantautore americano Jono Manson nell'iniziale HEADIN' HOME, quindi l'inglese (ormai naturalizzato americano) James Maddock è ospite nella spledida PROMISES, spazio poi al duetto con il cantautore di Chicago Michael McDermott in I'AM LAUGHING mentre in JOHNNY AND JANE  appare il leggendario cantautore canadese Bocephus King che in Italia è ormai di casa.
Le canzoni di John Strada convincono in questo MONGREL così come di forte impatto emotivo erano anche nella versione di METICCIO.
Su tutte, ancora una volta, metto CHRISTMAS IN MAGHREB  canzone di adamantina bellezza che racconta molto delle straordinarie doti compositive di John Strada.
MONGREL è un disco da ascoltare e riascoltare ad altissimo volume per apprezzare in ogni sfumatura tutta la perizia di John, un Rocker Vero che, con questo suo settimo lavoro, si conferma uno dei più "veraci" cantastorie dell'italico stivale. 
MONGREL è il suo settimo sigillo. 
Rock allo stato Puro.



(PROMISES - John Strada - feat James Maddock)